
Sogg.: John Turturro - Scenegg.: John Turturro, Brandon Cole - Fotogr.: (normale/a colori) Ron Fortunato - Mus.: Richard Termini, Vin Tese - Montagg.: Michael Berenbaum - Dur.: 109' - Produz.: Nancy Tenenbaum, Brenda Godman
Interpreti e ruoli
John Turturro (Mac Vitelli), Michael Badalucco (Vico Vitelli), Carl Capotorta (Bruno Vitelli), Katherine Borowitz (Alice), Ellen Barkin (Oona), John Amos (Nat), Steven Randazzo (Gus)
Soggetto
Mac, Vico e Bruno Vitelli, tre fratelli molto legati tra di loro e figli di un piccolo costruttore siciliano immigrato con i suoi a New York (negli anni '50), vivono a mala pena tollerati lavorando insieme a polacchi e irlandesi nel quartiere dei Queens per costruire villette. Ma tutti e tre, allevati alla scuola del padre defunto, per il quale famiglia e lavoro creativo erano tutt'uno, mal sopportano soprattutto Mac di vedere l'impiego di materiali di scarto e abborracciature nel lavoro, imposti dal polacco imprenditore, che punta solo a fare soldi in fretta. Grazie anche ai risparmi di Alice, una donna di cui Mac si è innamorato e che diventerà sua moglie, i fratelli acquistano un lotto di terreno comunale, per un domani meno precario e più soddisfacente. Tengono duro, poiché sono uniti e lavorano con professionalità. Un giorno però, o per l'insofferenza del più giovane Bruno, o per le non poche difficoltà, il sodalizio si rompe: avuta la parte di capitale loro spettante, Bruno e Vico lasciano Mac e vanno a cercare fortuna altrove. Così Mac resta solo. La famiglia d'origine, la forza delle radici comuni e delle tradizioni, il lievito del sogno creativo vengono meno. Rimane nell'immigrato, che un giorno fa ammirare al ragazzetto suo figlio una delle graziose e solide villette costruite anni prima, con fatiche e rischi di ogni genere, l'orgoglio di averle "firmate" con un lavoro onesto e di qualità, per quella "bellezza del fare", come il vecchio padre siciliano gli aveva insegnato.
Valutazione Pastorale
impegno registico ed interpretativo di John Turturro, che ne esce vincente con il suo "Mac", film di livello e di sicuro valore. Il trio familiare più che disegnato è inciso: i caratteri di Mac il più serio e professionale, di Vico materiale e allegrone e di Bruno (il più belloccio e fragile, che però è colui che fa la scelta dolorosa di sciogliere il sodalizio) interessano per la rispettiva vivezza realistica. L'affetto profondo che lega i tre ed il ricordo del padre non escludono i momenti di allegria, le parole grosse o adirate e magari fraterne colluttazioni, punteggiate dalle invocazioni della mdre. Lo spunto della energia vitale posta al servizio di un lavoro onesto che nel "fare" diviene bellezza, muove ogni intento del più maturo Mac, tutto preso dal proprio sogno di artigiano-poeta. Interpretazione valida, con personaggi plausibili in un film in sostanza di buon taglio nel suo realismo quotidiano che, fra colpi di martello, le risse e gli squarci d'opera verdiana mischiati a canzoni in dialetto della Patria lontana, non nasconde i brividi di una amarezza mai sopìta.