
Soggetto
Il 27 dicembre 1968 Camillo Bellocchio si toglie la vita all’età di 28 anni. Di quella tragedia torna ad occuparsi ancora oggi, dopo tanti anni, Marco, il fratello gemello…
Valutazione Pastorale
Un avvenimento tragico risalente a oltre mezzo secolo fa torna a essere centrale nella biografia personale del regista piacentino Marco Bellocchio. Si comprende con chiarezza come la sua attività di cineasta sia costellata di presenze che riportano in primo piano quello sconvolgente momento. Si pensa non tanto a “I pugni in tasca”, esordio nel 1965 di dilaniante fragore sui guasti della famiglia, quanto ai riferimenti ben presenti in film successivi quali “Salto nel vuoto” (1980), “Gli occhi, la bocca” (1982), fino a “Sorelle Mai” (2010) e “Sangue del mio sangue” (2015). Questo film “Marx può aspettare” permette di chiudere un cerchio dentro il quale si collocano tutte le suggestioni accumulatesi negli anni e ora depositatesi dentro uno scrigno di preziosa memoria. Bellocchio ripercorre la vita sua e di Camillo, il fratello gemello, e nel gettarsi ancora una volta nelle pieghe di quei risvolti, mette in atto un dispositivo che prosegue una inesauribile battaglia tra ricordi, rimpianti, sensi di colpa. Intorno alla scelta estrema di Camillo si muovono gli altri quattro fratelli (oltre a Marco ci sono Piergiorgio, Letizia, Alberto e Maria Luisa), con i quali il regista instaura un dialogo che sorprende per serenità e lucidità. Marco Bellocchio non può ignorare che il mezzo secolo trascorso ha lasciato nei familiari scorie che significano fatica, dolore, privazione; e che i depositari di questa eredità (i figli Pier Giorgio ed Elena) guardano a lui come a uno da cui si aspettano una risposta, e pure convincente. Secco, asciutto, mai compiaciuto, il documentario conferma l’invidiabile freschezza espressiva dell’autore, giustamente premiata con la Palma d’oro alla Carriera al Festival di Cannes 2021. Dal punto di vista pastorale il film “Marx può aspettare” è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Denso di suggestioni e di momenti che si muovono tra umorismo e commozione, il film dimostra la vitalità di un genere, il documentario, che rilegge la realtà e ne modifica gli esiti, senza alterare la verità e anzi prendendone su di sé le conseguenze.