
Orig.: Italia (1999) - Sogg.: tratto dalla commedia "Ciò l'aids" di Giuseppe Pasculli -Scenegg.: Cristiano Bortone, Cristiana Farina - Fotogr.(Normale/a colori): Marco Onorato, Mercedes Porter Hope - Mus.: Aldo Di Marco - Montagg.: Patrizio Marone - Dur.: 105' - Produz.: Daniele Mazzocca, Cristiano Bortone, Gianluca Arcopinto.
Interpreti e ruoli
Giovanni Esposito (Mario), Cristina Liberati ( il marito), Paolo Sassanelli (Rosaria), Manrico Gammarota ( la moglie), Enzo Aronica (Dino), Nino Frassica (Sabino), Aristide Massacesi.
Soggetto
Mario e Rosaria sono marito e moglie. Con loro a casa vive Dino, fratello di lei e omosessuale dichiarato. Inoltre regolarmente a pranzo e a cena si presenta Sabino, un amico di Mario, nullafacente. La vita quotidiana viene un giorno sconvolta dalla notizia che Rosaria ha l'AIDS. Mario è preso dal panico, e dopo di lui anche Sabino comincia ad avere paura, perché lui e Rosaria sono amanti. Sabino se la prende con Dino, quando quest'ultimo gli dice di essere sieropositivo. I due si lasciano andare ad atteggiamenti affettuosi e Mario li sorprende. Intanto anche Mario ha avuto il responso del medico: lui ha la malattia dal 1996, contratta a Parigi in un locale di incontri erotici di ogni tipo. Adesso tutto è chiarito, ed anche Mario può cedere al corteggiamento di Dino. Quando sono a casa tutti insieme, arriva la notizia che è stata scoperta una nuova cura per debellare l'AIDS. Esultano, ma subito dopo restano perplessi. Ognuno rinfaccia colpe all'altro, e Mario vuole cacciare tutti di casa. Escono, Mario resta solo, avvicina un ragazzo in un parco. Gli altri ripassano in macchina e lo chiamano. Sabino e Rosaria davanti, lui e Dino dietro.
Valutazione Pastorale
Difficile immaginare una storia più grossolana, squallida, avvilente di questa. Il serio problema da cui prende il via (l'Aids) diventa solo il pretesto per intrecciare una degradata sequela di scenette all'insegna di una comicità di quart'ordine. Mai divertente, stereotipato, zeppo di insulsaggini offensive per l'intelligenza dello spettatore, il film é sciatto, scritto male, noiosissimo, stucchevole nello sbandieramento della consueta 'morale' del "tutto va bene, tutto è lecito,tutto é libero". E' incredibile che in nessun momento appaia almeno un po' di ironia a stemperare la grevità dell'insieme. Si procede invece fino alla fine sul livello zero delle battutacce e della volgarità. Dal punto di vista pastorale, l'operazione é da considerare come inaccettabile e sostanzialmente immorale.
UTILIZZAZIONE: l'utilizzo é da evitare sia in programmazione ordinaria sia in qualunque altra circostanza.