Il noir “Sara. La donna nell’ombra” e il live-action “Dragon Trainer”
sabato 14 Giugno 2025
Un articolo di:
Sergio Perugini
È arrivata un po’ a sorpresa, in punta di piedi, e ha conquistato tutti. È “Sara. La donna nell’ombra”, miniserie Palomar-Netflix dai romanzi di Maurizio De Giovanni, noir-poliziesco giocato tra le vie di Napoli, in una partita a scacchi tra servizi segreti, polizia e malavita. Sara, la protagonista, è un personaggio ammaccato, sfuggente e magnetico, che abita la linea di confine tra bene e male. Intorno a lei gravitano amici, colleghi e opponenti, ma soprattutto ricordi e irrisolti. Una serie vorticosa e problematica, di grande fascino, che conquista per la sfaccettatura dei personaggi – favolosa Teresa Saponangelo! –, per la linea del racconto e la regia esperta di Carmine Elia. Al cinema invece torna a gran richiamo “Dragon Trainer” targato DreamWorks-Universal, un live action che corre sul binario del fortunato film d’animazione del 2010, a sua volta ispirato dalla saga letteraria di Cressida Cowell. A dirigere il film è sempre lo stesso regista, Dean DeBlois. Protagonisti i giovani Mason Thames e Nico Parker insieme Gerard Butler. Un racconto che combina avventura, coraggio e buoni sentimenti.
“Sara. La donna nell’ombra” (Netflix, 03.06)
Sara si presenta sempre all’improvviso, facendo sussultare il poliziotto Pardo come pure Teresa, l’ex collega dei servizi. Sara si muove nella Napoli diurna e notturna con passo discreto, quasi invisibile; è veloce nel decodificare le situazioni, ha talento nella lettura delle labbra, dunque delle conversazioni, ma soprattutto ha una bruciante inquietudine interiore che non le dà pace. In linea con il suo personaggio, reso meravigliosamente da Teresa Saponangelo, anche la serie si è inserita nell’offerta streaming un po’ a sorpresa, guadagnando subito granitico seguito. “Sara. La donna nell’ombra” (sei episodi, da 50 minuiti) è stata rilasciata il 3 giugno 2025 su Netflix ed è subito balzata in testa alle preferenze del colosso streaming. Prodotta da Palomar, la miniserie prende le mosse dal ciclo di romanzi di Maurizio De Giovanni – dalla sua penna nascono anche i successi Rai “I bastardi di Pizzofalcone”, “Il commissario Ricciardi” e “Mina Settembre” –, adattati sullo schermo da Donatella Diamanti, Mario Cristiani e Giovanni Galassi. La regia è quella solida di Carmine Elia (tra i suoi lavori “La porta rossa” e “Mare fuori”), ma vero punto di forza è il cast: oltre all’ottima Teresa Saponangelo, si ricordano gli altrettanto validi Claudia Gerini, Flavio Furno, Chiara Celotto, Carmine Recano, Giacomo Giorgio, Massimo Popolizio e Peppino Mazzotta. La storia. Napoli oggi, Sara è un ex agente dei servizi che vive nell’anonimato. Non ha più slanci, perché ha perso tutto, in primis l’amore. Nel cuore della notte viene chiamata sul luogo dell’incidente dove è morto suo figlio trentenne. Sara non lo vedeva dai tempi della sua infanzia, quando aveva lasciato casa e famiglia per entrare nei servizi. La morte del ragazzo riapre vecchie ferite, così decide di rimettersi in pista e indagare…
Qual è dunque il segreto del successo di “Sara”? Anzitutto si tratta di un efficace e riuscito noir-poliziesco, che corre veloce tra atmosfere livide e fosche, puntellato qua e là da lampi di ironia napoletana misti a momenti di pathos. La linea del racconto è adeguatamente stratificata e intricata, svelando episodio dopo episodio livelli di contaminazione tra i personaggi in campo. Vero punto di forza sono proprio i personaggi, tutti adeguatamente sfaccettati, tratteggiati nei chiaroscuri. Non ce n’è uno che non contenga zone luminose e d’ombra. Su tutti brilla ovviamente Sara, per fascino e complessità.
Sara è una ex poliziotta, una ex agente dei servizi, una ex moglie e una ex madre. È una “ex” in tutto. Ha perso ogni certezza e pertanto non le resta che vivere nelle zone grigie, periferiche, senza slanci o sussulti. Non ha più niente che le dia stimoli, che la spinga a scrutare il domani. L’uccisione del figlio trentenne, quello che lei ha abbandonato in tenera età per entrare nei servizi segreti, riapre rimorsi e ferite sopite. Sara si accorge di essere viva dal grande dolore che avverte, un dolore incontenibile che la spinge a indagare, a capire che cosa è successo a quel suo ragazzo così perbene. Da lì Sara accetta di uscire dall’ombra e di risporcarsi con la vita, senza compromessi: cerca la verità con piglio duro, da ex poliziotta, ma per scoprirla non esita a percorrere scorciatoie più o meno lecite. Nel suo cammino di “riscatto”, si lascia contagiare dall’agente di polizia Davide Pardo, riottoso ma pur sempre ligio alle regole, come pure dalla compagna del figlio Viola, agli ultimi giorni della gravidanza; ritrova anche l’ex collega dei servizi Teresa, con la quale c’è profonda intesa ma anche una rivalità sopita.
Sara non è affatto un personaggio scontato o prevedibile: è spigolosamente cinica, non incasellabile nella polarizzazione bene-male. Sa essere trascinante, ironica ma anche tagliente, in equilibrio sul confine tra luce e ombra, senza appartenere all’una o all’altra. Sa bene qual è la cosa giusta da fare, è direzionata verso il bene e la giustizia, ma conosce anche le zone dove la vita si contamina con il male. E a volte non si sottrae a esse (quando si fa “giustizia” da sola…). “Sara. La donna nell’ombra” è una miniserie ottima per regia, scrittura e interpreti, coinvolgente, acuta e in alcuni casi anche sfidante a livello tematico. Complessa, problematica, per dibattiti.
Mason Thames (right) as Hiccup with his Night Fury dragon, Toothless, in Universal Pictures’ live-action How to Train Your Dragon, written and directed by Dean DeBlois.
“Dragon Trainer” (Cinema, dal 29.05)
La tendenza è quella tracciata dalla Disney: rispolverare e dare nuova vita, nuovo pubblico, ai classici animati attraverso la formula del live-action. Da “Cenerentola” (2015) ad “Aladdin” (2019) e “Mulan” (2020), fino all’ultimo arrivato “Lilo & Stitch” (2025). Su tale binario produttivo si stanno muovendo anche gli altri Studios hollywoodiani. La DreamWorks ha recuperato uno dei suoi gioielli, “Dragon Trainer” (“How To Train Your Dragon”, 2010) di Chris Sanders e Dean DeBlois, per trasformarlo in un live-action avventuroso a misura di preadolescente. Nelle sale dal 12 giugno 2025 con Universal troviamo infatti il film “Dragon Trainer”, scritto e diretto sempre da DeBlois, con protagonisti Mason Thames, Nico Parker, Nick Frost, Julian Dennison, Bronwyn James, Harry Trevaldwyn e Gerard Butler. La storia. Sull’isola di Berk, Hiccup è il figlio quindicenne del capovillaggio vichingo Stoick. È ingegnoso e ha un talento nella progettazione, ma viene sottovalutato dai più perché non incarna il profilo del tipico vichingo. Non sa né vuole combattere contro i draghi, creature che invadono spesso l’isola facendo razzia di bestiame. Un giorno Hiccup trova un drago ferito sulla spiaggia, cui dà il nome di Sdentato. Tra i due all’inizio c’è diffidenza, sospetto, ma ben preso nasce una profonda amicizia che li spinge a convincere la comunità tanto dei vichinghi quanto dei draghi a superare reciproci pregiudizi e a trovare una forma di convivenza. Alleata in questa “battaglia” è la giovane e ammirata guerriera Astrid…
Tornano dunque le avventure del vichingo “riluttante” Hiccup e del drago nero Sdentato, paradigma di un’amicizia tenera e solidale che rimanda ai più bei racconti che esplorano il valore del legame tra bambini e animali: da “Free Willy. Un amico da salvare” (1993) a “Belle & Sebastien” (2013), senza dimenticare le incursioni nel fantastico come “E.T. l’extra-terrestre” (1982) firmato Steven Spielberg. “Dragon Trainer”, servendosi di una cornice avventurosa condita con lampi di umorismo, il mondo primitivo di matrice vichinga, mette in scena un racconto di formazione in cui il giovane adolescente Hiccup impara ad ascoltare la propria voce interiore e a mettere in gioco i propri talenti. Da timido e introverso il ragazzo, forte della sorprendente amicizia con il drago Sdentato, si misura con le sue insicurezze sbaragliandole. Hiccup si scopre valoroso e capace, ma soprattutto impara relazionarsi con gli altri, con i suoi pari, costruendo legami di amicizia e solidarietà. Dall’Io solitario, Hiccup si apre al valore del Noi. Inoltre, non accetta più che la sua comunità continui a uccidere i draghi; per il bene di Sdentato, si batte con loro affinché imparino a convivere con le creature “sputafuoco”, superando l’odio e costruendo rapporti fiduciari. Il giovane si impone come un vero leader, rammentando a tutti valori di senso come giustizia, compassione e accoglienza. “Dragon Trainer” è un live-action brillante e coinvolgente, adatto di certo per un pubblico familiare, per la positività dei temi e valori in campo. Film consigliabile, semplice, per dibattiti.