
Candidato a 6 premi Oscar nel 2020 per le categorie: film, attrice non protagonista a Scarlett Johansson, sceneggiatura non originale, scenografia, montaggio e costumi
Interpreti e ruoli
Roman Griffin Davis (Jojo Rabbit), Scarlett Johansson (Rosie), Thomasin McKenzie (Elsa), Taika Waititi (Adolf Hitler), Sam Rockwell (Capitano Klenzendorf)
Soggetto
Berlino, 1945, il Terzo Reich sta per crollare. Jojo è una ragazzino di 10 anni timido e sensibile; vive con la madre e ha un amico immaginario con il quale si confida per consigli nei momenti di difficoltà. Niente di strano, se non fosse che questo amico è Hitler…
Valutazione Pastorale
Il film, tratto dal romanzo dall’autrice belga-neozelandese Christine Leunens – “Come semi d’autunno” (Meridiano Zero, 2004) –, scritto, diretto e interpretato da Taika Waititi, racconta la storia di un bambino nato e cresciuto nella Germania nazista e dunque indottrinato a dovere dalla propaganda del regime. Un giorno scopre che sua madre Rosie nasconde in casa una ragazza ebrea e questo sconvolge completamente il suo mondo. La reciproca diffidenza iniziale tra i due ragazzi si trasforma a poco a poco in amicizia e Jojo è “costretto” a rivedere completamente i suoi convincimenti.
Il film inizia in modo pirotecnico, con trovate esilaranti e inserti di humor nero, ma seguendo la maturazione del protagonista, la narrazione sfocia nel dramma a sfondo bellico-esistenziale, che ricomprende anche il tema della Shoah. Lo spettatore rimane spiazzato dal mix di storia e stile narrativo, così la risata muore in gola lasciando il posto alla commozione, quello della speranza di un futuro migliore per Jojo e la sua amica Elsa.
Particolarmente efficace la scelta dei protagonisti primo fra tutti Roman Griffin Davis, un tenerissimo e buffo Jojo; accanto a lui Scarlett Johansson (nominata all’Oscar per il ruolo), nelle vesti di una madre dai modi dolci ma dal temperamento determinato, che si batte segretamente secondo una logica antinazista, così come Sam Rockwell, un cinico e improbabile capitano tedesco che cambierà il corso della vita di Jojo. Si ritaglia infine un ruolo particolare il regista Taika Waititi, l’immaginario amico del protagonista, un Hitler demenziale, surreale, più infantile del piccolo Jojo in una sorta di rielaborazione delle insuperabili caratterizzazioni di Mel Brooks.
“Jojo Rabbit” risulta pertanto come un romanzo di formazione tenendo sullo sfondo gli orrori della guerra; la figura di Jojo fa esperienza del male e del dolore, anche se il racconto si muove con una cifra ironico-sarcastica, ma non per questo il film manca di intensità e profondità. Al contrario, forse questo stile narrativo eccessivo e tutto giocato sull’umorismo nero può rappresentare una chiave comunicativa-divulgativa sui temi della memoria, della guerra e della Shoah, sulla scia di classici come “La vita è bella” (1997) di Roberto Benigni o “Train de vie” (1998) di Radu Mihăileanu. Film dunque drammatico, di taglio formativo, che ribadisce come solamente la conoscenza e l’accettazione dell’altro possono liberarci da pregiudizi e false ideologie. Dal punto di vista pastorale “Jojo Rabbit” è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di approfondimento, anche in chiave educational unendo la visione alla presenza di educatori o adulti che aiutino a contestualizzare la storia e a decodificare la matrice narrativa data la complessità dei temi in campo: Seconda guerra mondiale e Shoah.