
Sogg.: basato sulla vita del quattordicesimo Dalai Lama- Scenegg.: Melissa Mathison - Fotogr.: (Scope/ a colori) Roger Deakins - Mus.: Philip Glass - Montagg.: Thelma Schoonmaker - Dur.: 123' - Produz.: Barbara De Fina.
Interpreti e ruoli
Tenzin Thuthob Tsarong (Dalai Lama adulto), Gyurme Tethong (Dalai Lama a 12 anni), Tulku Jamyang Kunga Tenzin (Dalai Lama a 5 anni), Tenzin Yeshi Paichang (Dalai Lama a 2 anni), Tencho Gyalpo (la madre), (il padre), Tsewang Migyur Khangsar (il Lama di sera), Geshi Yeshi Gyatzo, Robert Lin, Ngawang Dorjee, Phintso Thonden.
Soggetto
Nel 1937 in Tibet, un bambino di due anni e mezzo proveniente da una modesta famiglia viene riconosciuto come quattordicesima reincarnazione del Buddha della compassione, destinato a diventare il Dalai Lama, guida spirituale e politica della sua gente. Negli anni Quaranta, il bambino cresce sotto linsegnamento degli anziani maestri buddisti, pronto a diventare per tutti esempio di una indomita volontà e di un fervido impegno religioso. La seconda guerra mondiale tocca solo marginalmente il Tibet ma è sul finire del decennio che i nuovi assetti politici si abbattono con forza e violenza sul Paese fino a cambiarne il corso della storia. Nel 1950, quando il Dalai Lama ha 15 anni, lesercito comunista cinese del presidente Mao invade il Tibet, procla-mandolo territorio della Cina. Ma il giovane Dalai oppone resistenza, rifiutan-do con fermezza di venire meno ai basilari principi del Buddismo, compresa lideale della non-violenza. Infine accoglie linvito a recarsi a Pechino, dove Mao lo tratta con affabilità ma poi gli conferma che la situazione è irreversibile e che la religione deve essere bandita dalla mente delle popolazioni. Tornato a casa, il Dalai cerca ancora di organizzare una opposizione, che vorrebbe mantenere pacifica, ma i soldati cinesi infieriscono, provocando stragi e uccisioni di massa. Il Dalai vorrebbe non muoversi dal palazzo, ma gli anziani monaci insistono e nel 1959 si decide a prendere la via dellesilio. Dopo un lungo, estenuante viaggio il Dalai Lama arriva al confine con lIndia, dove viene accolto con tutti gli onori. Ha 24 anni ed oggi, 39 anni dopo, aspetta ancora di poter tornare nella propria terra.
Valutazione Pastorale
Martin Scorsese, il regista, ha dichiarato: Ciò che mi ha soprattutto interessato della storia è come un ragazzo abituato a vivere in una società altamente spirituale si fosse venuto a trovare in conflitto con un mondo profondamente antireligioso quale quello della Cina maoista. Come può un predicatore della nonviolenza avere a che fare con quella realtà?. Su questo dualismo, forte e lacerante, il film si muove, riuscendo a non essere mai banalmente politico ma anzi andando a scavare nellanima religiosa e quindi nellidentità lacerata di un popolo, un evento di fronte al quale la comunità internazionale ha taciuto per motivi di opportunità e di convenienza. Certo la denuncia della violenza inferta dalla Cina è netta e circostanziata: il dolore della persecuzione ai danni del popolo tibetano è affidato ad immagini dal ritmo solenne e ieratico, costruite sulla gestualità e liconografia buddiste spazzate via dalla furia degli invasori. Immagini come corrispettivo della filosofia di vita tibetana, come voce che vuole tramandare alloggi limportanza di riti e tradizioni nei quali un popolo riconosce sé stesso. Dal punto di vista pastorale, un film utile, valido e interessante: veicolo di dialogo ecumenico e luogo dincontro tra il vecchio e il nuovo mondo. E accorato appello alla riconciliazione da parte di Martin Scorsese, regista di formazione cattolica che tutto vuole fare tranne che spicciola propaganda per la causa buddista.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare sia in programmazione ordinaria sia come proposta di lettura di un episodio tragico e bruciante della storia contemporanea. Come occasione di riflessione sul buddismo e sulle filosofie di vita religiose. Inoltre può risultare opportuno, a proposito di mode, mettere a confronto questo film con quello di poco precedente Sette anni in Tibet di JeanJacques Annaud.