
Sogg.: Marco Ferreri - Sce-negg.: Marco Ferreri, Gianni Romoli, David Maria Putorti - Fotogr.: (pano-ramica/ b.n. - a colori) Yorgos Arvanitis - Mus.: Autori vari - Montagg.: Dominique B. Martin - Dur.: 90' - Coproduz.: Salomé, Paris - Audifilm, Roma
Soggetto
Nell'anno del centenario della invenzione del cinema si ripercorre (dalle origini ai giorni nostri) la storia e l'evoluzione sia tecnica che artistica: il cinema muto, l'avvento del sonoro, l'uso del colore, i generi (dal classico western ai primi grandi comici, dalla commedia passionale e romantica ai drammi lagrimosi, dal teatro portato sullo schermo fino ai film sociali, ai film di guerra, ai film "politici", ai documentari, al film musicale, alla lirica, alla fantascienza). L'antologica rassegna condensa in una serie di rapidi flash i più recenti eventi storici: il conflitto mondiale, l'atomica, alcune tendenze della ricerca espressiva (neorealismo, effetti speciali), con una esibizione di cinema erotico e volgare, in linea con l'attuale degrado morale in cui è nau-fragato un certo cinema "culturale". Si evocano anche alcuni aspetti della vita sociale veicolati e sfruttati dal cinema: il divismo, le "mode", la danza ed i vari "balli d'epoca".
Valutazione Pastorale
Condensare in 90 minuti un secolo di storia del cinema (sottolineandone con una analisi rigorosa ed oggettiva l'influsso che esso ha avuto sulla cultura, sul costume, sulla vita sociale, sull'arte, sulla politica internazionale, e rievocandone le fasi significative che ne hanno marcato lo sviluppo tecnico, i moduli espressivi, l'affermazione come indu-stria ed "affare" in tutto il mondo), non era cosa facile. Il rischio di cadere nel superficiale, nel generico e nel velleitario è forse sfuggito all'autore: la selezione dei brani inseriti ai fini di una evocazione "culturale" risulta spesso del tutto "insignificante". Ma il quesito più grave che oggi ci si pone, dopo un secolo di cinema, è di valutare correttamente se quanto da cento anni appare sugli schermi di tutto il mondo è solo "specchio della società, del costume, della cultura", o è soprattutto "scuola","modello", "proposta", "seduzione" affidata anche alla potente forza suggestiva di questo strumento di comunicazione di massa. Il regista offre, attraverso i commenti ed il com-portamento del "pubblico" che assiste alla evoluzione ed al degrado morale del cinema, una sua precisa risposta, coerente con la sua filosofia ed i suoi film: "Il cinema è la 'casa' dove si può fare tutto ciò che non si poteva fare nella strada: baci, sesso di ogni genere, libertà assoluta di esprimersi, di fare, di vedere, di imparare, di imitare". "Tutti hanno diritto di accedere, altro che censure, divieti ai minori; il cinema è democrazia; è la fabbrica dell'immagi-nario collettivo, una specie di paradiso terrestre dove tutto è permesso". Una tesi ambigua che motiva la valutazione.